giovedì 21 febbraio 2013

Al Salone del Mobile: l'ufficio secondo Jean Nouvel

In ufficio come a casa. Non più spazi anonimi e ripetitivi, bensì luoghi da abitare.

 

Quest' anno al Salone del Mobile 2013 si punterà tutto sull’ufficio. Secondo Claudio Luti, neo-presidente di Cosmit, quello della progettazione degli uffici è un settore in crisi che ha assoluto bisogno di essere rilanciato.
"Lavorare è abitare" dice l’architetto francese, premio Pritzker 2008, chiamato a immaginare le trasformazioni che coinvolgeranno gli spazi di lavoro nei prossimi anni. A partire da una serie di domande fondamentali. La prima cosa che viene da chiedersi è come possa essere evitata la ripetizione totalmente anonima che priva di ogni personalizzazione questi spazi e la seconda domanda che viene da porsi è se sia possibile, ed eventualmente come, abitare questi spazi come se si trattasse della propria casa. Le idee innovative di Nouvel, che saranno esposte all’interno del SaloneUfficio (in fiera dal 9 al 14 aprile), si pongono come spunti di riflessione e start up in questa fase di transizione che stiamo attraversando, nell'ottica di eliminare, o meglio limitare, la situazione che coinvolge i lavoratori da casa a discapito degli edifici commerciali sempre più disabitati. 

Ci si potrebbe chiedere perchè sia condizione necessaria il ripensamento dell ufficio.
Sicuramente il punto di partenza non è dettato dallo spazio in sé, bensì dalla ricerca di modificare le condizioni di vita di coloro che lavorano. Sempre maggiore è il tempo che trascorriamo nel luogo di lavoro piuttosto che a casa ed è per questo che, secondo Nouvel, l'ufficio dev'essere una trasposizione della casa, nell'ottica che lavorare deve equivalere ad abitare. Ma lo spazio inteso come il mero ripensamento degli arredi e della suddivisione degli ambienti non deve eclissare il vero concetto: provare piacere mentre si lavora, riuscire ad aumentare i rapporti interpersonali, percepire la sensazione tipica di quando siamo a casa e non percercepire l'ufficio come un mero spazio clonato. Oggi si pensa un posto di lavoro, lo si progetta e lo si ripete, magari a seconda delle funzioni che è chiamato a svolgere, in modo da riempire lo spazio disponibile. Questa non è una cosa psicologicamente e umanamente accettabile. 


 Spesso si sente parlare di riqualificare gli spazi e gli edifici già presenti invece di costruire ex novo. Ecco qual'è il pensiero dell'architetto francese su come sia possibile riutilizzare la miriade di edifici vuoti presenti nelle città, adeguandoli alle esigenze di lavoro.
La prima cosa da fare è quella di agire sulla flessibilità. Oggi non ha più senso pensare di avere interi palazzi composti esclusivamente da uffici, ma sarebbe molto più utile cercare di riequilibrare un po' la situazione. Come? Cavalcando il forte desiderio di mescolanza che pervade la gente, cioè cominciare a vedere palazzi non più composti al cento per cento di uffici, ma integrarli assieme ad attività commerciali o residenze. Se anche le norme venissere leggermente cambiate, ci sarebbe la possibilità di sfruttare spazi che potrebbero risultare anche molto più gradevoli di quelli tradizionali.

Quelli proposti non vogliono essere dei progetti, bensì degli spunti riflessivi che permettano di evidenziare diverse ipotesi, di mostrare la diversità che caratterizza la realtà e di analizzare i problemi che colpiscono la vita di tutti i giorni. 

Sorge spontanea la domanda di come possa essere, quindi, l'ufficio del futuro.
Come già detto, spesso ci troviamo nella condizione di vedere molti edifici vuoti e inutilizzati, mentre altri sono sfruttati al massimo. È necessario riuscire a trovare il modo di cambiare queste regole. Partendo da questi aspetti lo Studio francese ha formulato alcuni esempi. La peggiore cosa che si noti nella progettazione degli uffici è proprio che spesso avvenga senza avere chiaro dall’inizio per chi questi spazi siano disegnati. E siccome non c'è mai un preciso committente, è necessario che vengano concepiti come spazi di pubblico utilizzo, devono essere per tutti e rispondere a una stessa regolamentazione. Devono poter mutare e trasformarsi.
Al Salone si potranno quindi analizzare ipotesi di trasformazione di situazioni che esistono oggi, dall’appartamento milanese all’open space, e delle possibili sfaccettature, comprese alcune idee un po’ radicali che spingono ai limiti le costrizioni con cui dobbiamo fare i conti. Ad esempio hanno immaginato l’ufficio come una sorta di città all’interno della città dove ognuno ha una certa quantità di metri quadri a disposizione ed è libero di fare quello che vuole.


Nessun commento:

Posta un commento